Il tratto marcato di Vinyl – che da pochi giorni ha concluso il suo primo giro di boa su Sky Serie TV – è fondamentalmente l’ambientazione che converge sul settore della musica, ricreando il mondo rock anni Settanta. L’orizzonte storico si rintraccia precisamente nel 1973 puntando tutto sul personaggio di Richie Finestra, capo e direttore creativo dell’etichetta American Century Records.
Finestra è il vero protagonista, di fatto il genio creativo dell’etichetta, e perfetta espressione del superomismo umanista tanto caro agli eroi seriali americani. Finestra, come House,Don Draper,Frank Underwood, è un perfetto sociopatico incastonato in anni che hanno segnato per sempre la musica rock. Egli è un drogato, un marito assente, un padre di famiglia, un cinico, un corrotto, dotato di grande intuito e sempre in gioco su un filo esistenziale perennemente spinato. Grazie a lui il sistema riesce a reggersi visto che intorno, dagli uffici dell’American Century alla sua villa lussuosa, dai teatri concerto ai locali notturni ricavati nei sottoscala dei grattacieli, si palesa una continua esaltazione e coltivazione delle sue nevrosi, psicosi. Il deuteragonista è il socio Zak Yanovich, un ebreo grande esperto di musica che non condivide il sistema valoriale di Richie e che nel corso di questa prima stagione molto spesso si troverà a deviare o condividere le peripezie di Richie.
Da questi due personaggi si dipanano i vari plot seriali; abbiamo un plot organizzativo, di matrice orizzontale, di fatto in ogni episodio Richie deve far fronte alla crisi economica della sua etichetta. Tale crisi porterà il personaggio a ricascare nel tunnel della droga, mandare in frantumi il matrimonio e affidarsi alla mafia per alcuni finanziamenti illeciti. C’è un plot temporale, anche qui orizzontale, in cui trovano linfa i Nasty Bits, gruppo emergente che viene “coccolato” sin dal primo episodio e che dovrebbe rilanciare l’etichetta conquistando il mercato. Infine c’è il plot relazionale, che mette insieme i primi due plot creando un continuo incrocio tra orizzontalità e verticalità. Durante la stagione Richie dovrà perdere, riconquistare, perdere nuovamente, riconfigurare i sentimenti verso Zak, la moglie Devon, il musicista Lester Grimes, il mafioso Galasso, il discografico corrotto Maury Gold, la groupie Jamie. Il tutto sullo sfondo di un’America che si manifesta discretamente mediante le sue icone, dai Led Zeppelin a Andy Warhol, da David Bowie a Freddie Mercury.
Questa prima stagione, di dieci episodi, grazie alla sapiente regia di Martin Scorsese, è una continua citazione degli anni Settanta con una prevalenza di interni (l’ufficio di Richie, gli uffici in generale dell’American Century Records, la casa di Richie, i bar) e con il protagonista che quasi sempre governa il ritmo e lo spazio. La musica rock, il vero rock, diventa lentamente un personaggio a parte, con un montaggio che alterna lunghe digressioni (nei momenti in cui i traumi di Finestra emergono) a passaggi repentini e nevrotici, dove la droga, i concerti, le riunioni, i contrasti catturano l’attenzione dello spettatore. La fotografia è molto attenta a riprodurre i colori di quell’epoca, con spruzzate di toni accesi che riportano alla Factory di Wharol e, non a caso Devon, prima di conoscere Richie, viveva e pulsava in quel mondo.
Vinyl non gioca molto sul racconto di grande respiro, in questo c’è poca epopea nei vari personaggi secondari visto che tutte le carte vengono a giocarsi sul protagonista principale. Un personaggio denso e credibile, interpretato magistralmente da Bobby Cannavale. Lo studio di Cannavale sul personaggio è a 360 gradi, dai grandi passaggi di mimica facciale alla camminata dinoccolata, dagli scatti repentini alla forte modulazione dei registri vocali. Sempre molto credibile nella sua performance, l’attore americano di origini italiane palesa una grande sintonia con Scorsese, che con la macchina da presa esalta questo personaggio affascinante, veloce, emotivamente mai misurato, carnale e lacerato.
Vinyl è dunque, fino a ora, la grande linea esistenziale di Richie Finestra e della sua rampante banda di discografici, che si affacciano alla seconda stagione con un reset strutturale pronto a inserire nuovi elementi. Un prodotto di qualità con un’ottima regia e con un grande mattatore in quadro.