Il paradosso vuole che il nostro non l’amasse particolarmente, ma non il personaggio di Mirandolina, ma la commedia nel suo insieme; Goldoni preferiva altre storie scritte dal suo genio, di fatto quelle opere con maggiori personaggi e più fluide, meno compatte. Qui è tutto segnato e compiuto, dalla protagonista agli antagonisti, dalle posizioni sociali allo spazio, dalla risoluzione finale alla rivelazione del gioco.
Il gioco della commedia goldoniana più rappresentata arriva in questi giorni al Teatro Vascello dal 28 gennaio al 2 febbraio con la compagnia Proxima Rex, in dialettica con la regia di Andrea Chiodi. Quest’ultimo sceglie una messinscena “bianca”, neutra in cui il gioco drammaturgico viene continuamente innescato dal ricordo, da quei pupazzi in scena che riconducono ai Memoires Goldoniani. Quest’ultimi innescano i tre atti e si fluidificano con uno spazio affettato da movimenti, cambi di personaggi e da un lungo tavolo centrale che metaforizza il gioco, il detto e il non-detto, il prima e il dopo, il visto e il non-visto. Sui lati della scena e in fondo troviamo simmetriche file di abiti, costumi che serviranno a dare ritmo allo spettacolo e consentire così ai personaggi di non uscire mai dal quadro, perché tutto deve palesarsi di fronte all’occhio dello spettatore.
Sul versante narrativo resta lo schema classico, con Mirandolina vero personaggio a tutto tondo, il misogino Cavaliere di Ripafratta che entra maggiormente in contrasto con lei e le due “frecce” da commedia rappresentate dal Conte d’Albafiorita e dal Marchese di Forlipopoli. Il primo ha una recitazione drastica e scontrosa, il secondo vive di versanti effemminati e da intonazioni vocali che suscitano immediatamente la risata. I personaggi di Ortensia e Dejanira si condensano in uno studio sui movimenti e sulle “acrobazie” drammaturgiche, da qui il gioco metateatrale e l’aiuto nella gestione del ritmo. Infine Fabrizio collega tutto il mondo della protagonista e sarà l’ultimo elemento tematico a chiudere il cerchio.
Mirandolina, la Mirandolina di Chiodi, è una donna indipendente, un personaggio forte e sfrontato, che lascia per strada molto del dibattito sulle classi sociali tanto caro a Goldoni e procede lungo la matrice dell’individuo, lungo la scia dell’indipendenza femminile e del gioco sensuale, a tratti provocatorio, che la condurrà alla scelta finale. Quest’ultima è di stampo classico perché parliamo di un testo classico e tutto risulta lieto e coerente.