Un’ inattesa amicizia nasce tra due spiccate sensibilità nel bel mezzo di un college in cui le regole e lo stile di vita risultano poco elastiche. Le nostre sono guidate, rinvigorite da un professore che si ispira a John Keating e che ritrova nei due ragazzi la forza per mostrare tutto se stesso.
In un famoso college irlandese troviamo nella stessa stanza Ned e Conor. Il primo, rosso e anticonformista, è continuo oggetto di scherno da parte dei compagni, visto che suona come una “femminuccia” la chitarra e odia il rugby, quest’ultimo unico vero comandamento pratico e spirituale della scuola. Il secondo, belloccio e talentuoso, è stato espulso da un altro college per motivi sconosciuti ed è la punta di diamante della squadra, colui che porterà sicuramente al titolo il team guidato dal bigotto allenatore Pascal. I due ragazzi inizialmente non si sopportano ma con il tempo, soprattutto grazie alle affascinanti lezioni di Mr. Sherry, troveranno molti punti di contatto.
Con una macchina da presa che si adopera per far emergere la cifra umana dei vari protagonisti, e con un montaggio che strizza l’occhio, in alcuni passaggi, a Guy Ritchie, ecco che quest’opera affronta diverse tematiche: il senso di solitudine, la difficoltà della comunicazione tra le giovani generazioni, l’accettazione dell’omosessualità nell’ambiente scolastico. Il tutto si risolve nel miglior lieto fine possibile, tuttavia anche la sceneggiatura risulta mirata, calibrata, con dialoghi che non toccano mai la retorica e che descrivono al meglio la posta in gioco. Un film dichiaratamente focalizzato sul mondo maschile, in cui non abbiamo alcun protagonista femminile e dove lo studio e il rugby, l’azione e il pensiero, il ragionamento e l’istinto, sono il doppio binario di significazione delle traiettorie dei personaggi.
Un film fresco e impegnato, che ha emozionato il pubblico del Giffoni. Quest’ultimo non ha avuto difficoltà nell’identificarsi con i due protagonisti. In conclusione, a latere, ci auguriamo che questo film possa portare riflessione anche verso gli adulti, genitori e professori in primis, che molto spesso non riescono a far emergere le sensibilità, i problemi dei propri ragazzi.