Il registro drammaturgico è classico e l’andatura molto lineare, forse troppo. Siamo immersi in una fotografia studiata, di buona qualità e a volte veniamo realmente colpiti dalla sensibilità dei personaggi. Il tutto dura però il tempo di un primo piano visto che la profondità stenta a decollare e siamo obbligati a far emergere molti punti di domanda.
La diciassettenne Cat ha perso il padre da qualche anno e sua mamma è ricoverata in ospedale per un cancro ai polmoni. In questa fase difficile della sua vita vive da sola con il gatto e l’unica ancora di salvezza risulta essere la sua grande passione per la fotografia. Un giorno, attraverso il suo obiettivo, resta colpita dalla bellezza di April. Nonostante la relazione sia totalmente osteggiata dalla madre di quest’ultima, le due ragazze iniziano a frequentarsi, a piacersi. Tuttavia ad alzare la tensione c’è anche Steven, l’ex ragazzo di April, deciso a riconquistare in tutti i modi l’amore perduto.
Il film vive classicamente la struttura dei tre atti. Ad una prima fase in cui proviamo empatia principalmente per Cat, di fatto il personaggio che porta nella storia il trauma della perdita e l’urgenza della ricostruzione, ecco che nella fase centrale abbiamo l’innamoramento tra le due ragazze e il lineare, atteso climax finale in gioco con gli antagonisti. Una fotografia scura, plumbea metaforizza i sentimenti delle due ragazze e il giovane regista Grasskamp sembrerebbe più intenzionato, mediante la macchina a mano, a velocizzare l’andamento dei fatti piuttosto che a raccontarci il processo di sfida tra protagonisti e antagonisti. La musica, utilizzata in chiave di detonatore ritmico, si limita a commentare le immagini e il finale risulta alquanto prevedibile.
Cat Skin è un film dai contorni di qualità, che si presenta con giovani attori di talento e con un occhio registico acerbo ma che denota spunti, soluzioni interessanti. È questo il primo lungometraggio di Grasskamp e si percepisce la gioia del giovane regista inglese nel farsi trasportare dai suoi personaggi mettendo, ahimè, da parte rigore e organicità.