Un bambino sta giocando a basket mentre un adolescente sta giocando a pallone; sono divisi da un’inferriata e presto saranno affiancati da due ragazze; scottati dal sole e avvolti dal suono di cicale, i quattro inizieranno il loro valzer di emozioni, amori non corrisposti, senso di vendetta, frustrazione, dolore, violenza e speranza mentre la fine dell’estate fa ritornare tutto allo status quo iniziale.
Siamo in Russia, precisamente in una colonia per ragazzi; questi passano le loro giornate facendo attività ricreative al mattino, corsi di studio al pomeriggio e serate di animazione alla sera. L’occhio registico si concentra su quattro figure: due animatori adolescenti e due bambini, con i secondi che iniziano a idealizzare i primi innamorandosi di loro. Mentre i due adolescenti si piacciono e si distraggono facilmente dal lavoro, ecco che i due bambini, delusi e frustrati, iniziano a legarsi. La fine dell’estate segna la conclusione di questo filo rosso fatto di emozioni e delusioni.
Il film gioca sul simbolismo: da qui il fiume che “costeggia” la colonia e che diventa zona franca per sfuggire ai pensieri, la mensa come teatro di posa dove mettere in atto la strategia degli sguardi, una vecchia casa sgarrupata che si mostra come alcova di condivisione per i due bambini legati dal senso del rifiuto. Il tutto è giocato con un’estetica che fa della macchina a mano, dei primi piani e della musica iperbolica ed elettronica la sua cifra peculiare. A volte sembra di trovarsi immersi in un videoclip mentre le azioni dei personaggi sono stantie, schiacciate da un linguaggio eccessivo, ridondante. Di positivo troviamo l’interazione continua in quadro esclusivamente con i quattro ragazzi e con la loro difficoltà nel percorso di crescita e affermazione mentre gli adulti, l’Istituzione, è gestita esclusivamente con la voce fuori campo.
Un’opera che non fornisce un punto di vista originale nel raccontare le paturnie emozionali di una precisa stagione della vita e che schiaccia i personaggi con il proprio linguaggio. Ci saremmo aspettati maggiore profondità di scrittura piuttosto che un’immersione continua in un quadro che disturba.