È decisamente lui la stella cometa di questa quarantasettesima edizione del Festival Giffoni, se per stella cometa intendiamo un personaggio luccicante capace di farsi icona per un mondo intero, trasversale ed eterogeneo.
Bryan Cranston da Hollywood, o forse dovremmo dire Walter White/Heisenberg da Breaking Bad, ha incontrato una distesa di giovani appassionati nella sala Alberto Sordi, per rispondere alle loro curiosità, alle loro preoccupazioni, alle loro urgenze. Utilizzando molta ironia e “coprendosi” con le sue maschere e gag in gioco tra Pirandello e Buster Keaton, è riuscito ad emozionare e “imbrigliare” i tanti giovani che lo hanno atteso per ore nella Cittadella del Cinema. I ragazzi non si sono risparmiati nel ricoprire di domande un attore capace di dare vita, anima ad uno dei personaggi seriali più affascinanti e riusciti che la Golden Age televisiva abbia mai prodotto negli ultimi quindici anni. Filosofia, psicologia, sociologia, trauma e senso di colpa sono solo alcuni bottoni dell’abito Walter White in dialettica con un attore eclettico, che fluttua tra commedia, thriller e cinema d’autore per offrire punte di qualità anche in differenti testi seriali, Malcom in the Middle docet.
Quali tipologie di personaggi ami in particolare?
Dividerei il tutto in due grandi blocchi: da un lato i personaggi storici, dall’altro lato i personaggi di fantasia. I primi hanno un fascino particolare, ti coinvolgono sfruttando, strumentalizzando il tuo bagaglio d’esperienza, la tua cultura. I secondi, che forse amo maggiormente, ti consentono di creare ex-novo, di essere una sorta di scultore in compagnia della propria forma.
Come ti approcci alle differenti tipologie di padre da costruire in quadro?
Mi sono abituato, vista la mia età, a ricoprire ruoli da padre. In Malcom, tenendo ben presente il genere, sono un padre che subisce gli eventi mentre in Breaking Bad abbiamo una vasta gamma di dati emotivi. Forse Walter White è realmente un buon padre, chi lo sa.
Il tuo rapporto con la chimica?
Quando andavo a scuola, da ragazzo, non davo molta importanza alla chimica; devo essere sincero: non mi piaceva. Poi, con il passare del tempo, ho capito che tutta la vita è una questione di chimica. Guardate mia moglie (la indica sorridendo), siamo sposati da oltre trent’anni e abbiamo una splendida figlia: tutto questo è chimica.
Ti è mai capitato di “portare” tra le mura di casa Walter White?
È un personaggio che ho amato molto ma ovviamente non l’ho mai voluto portare a casa. Credo che tutto ciò che affronti al cinema o in televisione debba essere caratterizzato da determinati confini. La realtà sono la famiglia, le emozioni che provi nella vita reale, i rapporti intimi che vivi con te stesso e con le persone che ti circondano.
Quale personaggio di Breaking Bad, tolto il tuo, ti sarebbe piaciuto interpretare?
Sicuramente Skyler (ride divertito in simbiosi con i ragazzi).
Che emozioni hai provato nel ricevere una lettera direttamente da Anthony Hopkins?
È stato un grande onore per me visto che parliamo di una leggenda del cinema mondiale, un virtuoso della recitazione. Noi facciamo un lavoro molto fortunato, dato che possiamo raccontare delle storie al prossimo. Tutti gli esseri umani amano farsi raccontare delle storie; ognuno di noi ricorda perfettamente quel momento, quell’attimo in cui da bambini, con il libricino in mano, abbiamo chiesto ai nostri genitori di leggerci una favola.
Hai pianto quando è terminata Breaking Bad?
Si, mi sono commosso. Gli autori hanno creato un finale di grande qualità, oserei dire perfetto. Al termine delle riprese eravamo tutti tristi e credo che il momento più emozionante sia riconducibile alle riprese della quinta stagione. In quel momento ho realizzato che stavo dicendo addio non solo a tutti i personaggi, viceversa ai miei colleghi. Stavo dicendo addio ad Aaron Paul, Anna Gunn e così via.
Un tuo pensiero sulla polemica tra Netflix e il Festival di Cannes.
Non voglio entrare in questa polemica e francamente non conosco bene i dettagli della faccenda. Dal mio punto di vista network come Netflix, Amazon sono una grande opportunità per il mondo dello spettacolo, per la comunità artistica. Detto questo, la sala cinematografica non perderà mai il suo fascino, è semplicemente wonderful. Tutto ciò che proviamo singolarmente nell’oscurità della sala è vero e giusto.
Hai costruito tu il Walter White senza pantaloni?
Spesso mi è stato chiesto di lavorare senza pantaloni: non è stata una mia scelta viceversa un’imposizione. Per questo motivo sento, dal profondo del mio cuore, di dovermi scusare con tutti voi.