È un mondo di angeli e demoni quello che si va a raccontare, dove il caos arrembante ha fatto smarrire, vaporizzare ogni coesione interna. La Via Crucis dei due eroi a confronto rifiuta un vocabolario di struttura e sguazza in repentini passaggi in cui soldati, mercenari, amazzoni, demiurghi avvolti da psicosi, giornalisti appassionati accompagnano l’ordine prestabilito senza riuscire sempre a incidere. L’occhio della macchina da presa è invasivo e affamato, e il ritmo è predisposto classicamente al gran finale.
La Terra è ormai in preda al delirio più totale e il governo degli Stati Uniti inizia a dubitare della reale bontà dell’eroe Superman/Clark Kent. Anche Batman/Bruce Wayne, coadiuvato dal fido Alfred, si sta organizzando per affrontarlo in una battaglia che dovrebbe promettere scintille. Intanto il cattivo Lex Luthor, sfruttando l’odio reciproco dei due eroi, tenta in tutti i modi di acquisire sempre più potere. Nell’agone scendono anche la giornalista Lois Lane, fidanzata di Superman, e Wonder Woman.
Batman contro Superman, l’uomo contro il divino, il mistero e la purezza, la maschera e il volto, Gotham contro Metropolis, il deserto contro la città, il filantropo criminale contro la giornalista appassionata, gli angeli contro i demoni. La prospettiva di Batman v Superman. Dawn of Justice è sovraccarica di riferimenti e tematiche filosofiche. A una regia nevrotica, velenosa, che si incolla ai protagonisti incoraggiando continuamente l’azione, governata quest’ultima da tonalità plumbee, in interazione con il tema della memoria e con ciò che sarà, in cui è l’anticato a colpire gli occhi, si affiancano, affastellano molteplici sottotesti. C’è la riflessione sul concetto di divinità, in cui converge la lettura cristologica di Superman di contro all’uomo Batman; c’è la frustrazione del rapporto irrisolto dei due eroi con la figura materna; ci sono le continue derive spaziali della diegesi che non concedono distrazioni allo spettatore e dichiarano il caos dell’era contemporanea; c’è l’impossibilità dei protagonisti a riconoscere un’evoluzione rivelatrice, creatrice viceversa tutta la creatio ha bisogno della distruzione, dello scontro, del nonsense. Il problema però sta nel modo in cui tutte queste tematiche vengono poste in essere a livello di scrittura, di fatto mai approfondite viceversa mercanteggiate frettolosamente.
Siamo non solo dinanzi al primo scontro tra due “famosissimi” dei fumetti ma anche al duello a distanza tra la DC Comics e la Marvel. Un film con grandi aspettative che si ferma al guado soprattutto per i molti incidenti di sceneggiatura. Resta tuttavia il respiro enorme di genere ,che non sfiora i livelli del capolavoro di Nolan Il Cavaliere Oscuro, ma che presenta ottimi attori e alcune scelte “scanzonate” di ottima fattura. Su questo versante segnaliamo il personaggio interpretato da Jeremy Irons, un progressista e disinibito Alfred, e lo schizzato, fanciullesco Luthor di Jesse Eisenberg.