La quarta giornata di MoliseCinema si è concentrata inizialmente sull’interessante dibattito-workshop riguardo alle web series, che ha avuto nella figura della direttrice del Roma Web Fest Janet De Nardis il suo moderatore. A tenere banco l’interessante approfondimento su una modalità nuova di racconto che ha trovato il proprio luogo d’espressione su un contenitore veloce e relativamente giovane come quello di internet.
A riguardo non parliamo esclusivamente di un nuovo modo di raccontare ma di un diverso approccio spaziale e tempistico mediante prodotti che molto spesso si ispirano ad archetipi, strutture già presenti a cinema ma che viceversa vengono frullati, riconfigurati per essere immediati, quasi fossero strappi espressivi conditi da un cornice ridotta, rimpicciolitasi inesorabilmente. In questo senso viene meno l’astrazione e aumenta l’immediatezza, si sfrutta l’allegoria e l’epifania, si gioca sul particolare a scapito del generale con il linguaggio verbale che molto spesso è colorato, sporcato dal dialetto o da versanti gergali. Girando in internet tanti sono i prodotti di qualità, alcuni presentati a Casacalenda con un buon riscontro di fruizione; tuttavia ci sono molte incognite riguardo al sistema produttivo e alle tutele che possono elevare, condizionare positivamente la crescita di un movimento che ha nei giovani il suo polo attivo più importante e in una linea trasversale il proprio riscontro di visualizzazioni. A governare la giostra c’è la “visualizzazione”, di fatto il biglietto da visita di una persona che al di là dello schermo guarda la serie in internet, che diventa elemento determinante per stabilire il successo o meno di un prodotto generando, ovviamente, un relativo abbassamento del giudizio critico a favore di un valzer di numeri che segue mode, tendenze, originalità e estrema soggettività. In questo versante risulta difficile stabilire dove potrà collocarsi nei prossimi anni il movimento delle web series e che tipo di dialettica potrà instaurare con le istituzioni e con le case di produzione; la tendenza è di stampo artigianale, con gli artisti che, come dei novelli bottegai del Rinascimento, cercano personalmente di trovare dei finanziamenti (il più sfruttato è il crowdfunding) in rete lanciando la loro idea di serie presentando un trailer o il primo episodio. Recentemente in Italia poi ci sono molti attori del panorama cinematografico che si lanciano in progetti sul web per avere maggiore libertà espressiva e per non abbandonare la cornice. Sicuramente il dibattito svoltosi a Casacalenda ha ulteriormente stabilito, e lo sappiamo ormai da cinque o sei anni, che le web series sono una realtà e un terreno affascinante e carico di suggestione per un regista, sceneggiatore o attore. Bisognerà capire, nei prossimi anni, che tipo di evoluzione avrà considerando la sua natura estremamente fluida e in balìa del popolo di internet.
La giornata ha poi visto l’alternarsi delle due sezioni Paesi in corto. Concorso Internazionale e Frontiere. Concorso doc presso il Cinema Teatro e alla sera, all’Arena, c’è stata la proiezione di due pellicole: Banana di Andrea Jublin e La nostra terra di Giulio Manfredonia. Il primo film racconta la parabola di Giovanni, un quattordicenne che si muove bene tra i pali della porta da calcio e che affronta la vita con molta leggerezza scontrandosi tuttavia con la società italiana di oggi, quest’ultima in preda a pessimismo e paura. Il secondo film ci porta invece nel Sud Italia e precisamente in un pezzo di terra confiscato alla mafia che gente onesta vorrebbe valorizzare trovando invece enormi difficoltà a causa di boicottaggi e intimidazioni. Alla fine della proiezione sono poi saliti sul palco il regista e l’attrice Maria Rosaria Russo che hanno incontrato un pubblico attento e partecipe.