Come una bambina nel cinema di Sorrentino o una suora in quello di Fellini, che entrano a sporcare, riempire l’immagine donando un senso di fanciullezza all’atmosfera ecco che torna, sotto le stelle d’agosto, il Festival MoliseCinema, di fatto arrivato alle sue tredicesime candeline. Ultimamente, nel mondo o circuito festivaliero, spesso si nota una tendenza a uniformare il potere delle immagini, in materia soprattutto di contenuti e stili, come se dovessimo fare i conti irrimediabilmente con i “semafori” dettati da una programmazione fatta dall’alto, che ha interesse a fare più business che cultura. Da questa piramide fortunatamente riescono a emanciparsi i Festival più ricercati e originali, guai a sentenziarli minori, che si affrancano e creano un loro terreno fertile lavorando sulla qualità delle storie, sul fascino delle immagini, sul potere evocativo della cornice.
MoliseCinema e la cornice di Casacalenda vivono tale avvenimento ogni anno partendo da un primo punto fondamentale: la totale sinergia con le persone in loco. Che si tratti di pubblico cinefilo, di gente che abita le case del piccolo paesino o di volontari che sostengono tutta la macchina organizzativa non fa differenza, dal 4 al 9 agosto le immagini diventano il “quotidiano” di una comunità. Anche quando non c’è uno schermo che proietta un documentario o cortometraggio, ecco che un angolo di strada, rigorosamente profumato di pietra antica, offre la possibilità di tuffarsi nella memoria del cinema o in qualche rivolo che sostiene il generale immaginario.
Resta la struttura classica organizzativa, con cinque sezioni e contenuti inediti, di fatto Paesi in Corto. Corti Internazionali – Percorsi. Corti Italiani – Frontiere. Documentari – Paesi in lungo. Lungometraggi – Short Food Movie. Corti su cibo e alimentazione. L’ultimo blocco è più fresco rispetto agli altri, e fa emergere la capacità di lettura del presente da parte del direttore artistico Federico Pommier Vincelli, con un focus sul cibo, visto che quest’ultimo sta prendendo sempre più piede nella nostra cultura visuale, basti pensare in primis all’Expo di Milano. L’avvincente percorso di sei giorni avrà, oltre alla struttura classica a mò di cinema hollywoodiano anni Trenta, altri punti cardinali, come Pier Paolo Pasolini, che sarà protagonista con una mostra intitolata “Sul set” e che presterà il fianco a opere quali Il fiore delle Mille e una Notte, Il Vangelo secondo Matteo o Pasolini del regista Abel Ferrara. Ci saranno molti incontri e dibattiti sulla terrazza che si apre al panorama delle Terre del Sacramento decantate con passione da Francesco Jovine; ci sarà uno spazio dedicato interamente alla serialità del web, con una partnership con il Roma Web Fest, e in cui saranno protagonisti anche dei giovani molisani appena reduci da successo su internet con la serie La Banda della Masciona, una storia che prende spunto dal genere Romanzo Criminale sfruttando il dialetto, la simbologia e l’ironia molisana per creare affezione. Ad affiancarsi come simulacro a Pasolini ci sarà anche Nanni Moretti, che si “aggirerà” per il Festival con la mostra “Spinaceto, pensavo peggio!” dove sarà evidente la potenza evocativa di alcuni luoghi tipici del cinema del maestro romano. Tra i tanti ospiti spiccheranno Edoardo Leo, che da poco può essere felice per l’investitura ricevuta da Carlo Verdone come nuova speranza della commedia all’italiana, Giulio Manfredonia o Fernando Muraca, presente a Casacalenda con l’emozionante La Terra dei Santi. Non vi sveliamo tutto il palinsesto che contempla molti contenuti, considerando che sin dalla mattina ci saranno appuntamenti che troveranno una pausa soltanto in tarda nottata sviluppandosi, di fatto, su tre, quattro punti logistici. Non resta che attendere il prossimo quattro agosto per varcare per la tredicesima volta uno spazio sistematicamente simbolico, evocativo, estetico, d’immagine.